domenica 15 maggio 2011

E se il volante della farmacia
lo riprendessero in mano i farmacisti?

di Maurizio Bisozzi

Affermare che la farmacia italiana oggi si dibatta nelle difficoltà è ormai un eufemismo. Poteva essere un'asserzione valida fino a qualche anno fa, ormai siamo davvero sull'orlo del precipizio e quello che da molte parti si paventa è il decisivo passo in avanti. Nell’ultimo decennio, gli interventi pubblici hanno scavato dall’interno nei margini e nei redditi, gli interventi dei gruppi finanziari dall’esterno hanno scosso con violenza l’albero-farmacia nella speranza di farne cadere i frutti. Inutile stare a tediare i volenterosi lettori con la cronaca delle sconfitte subite nel periodo esaminato, gli effetti dei crolli di fatturato e delle insidie portate  al farmaco li avete quotidianamente sotto gli occhi
Da sempre facciamo i conti con  la duplice natura della nostra attività, delicatamente in equilibrio tra professione e commercio. Le due componenti, come i piatti di una bilancia, devono mantenere lo stesso peso, se non si vuole perdere l’equilibrio generale.
Il principale errore  commesso in questo decennio è stato di aver dato eccessivo spazio alla fronte bottegaia del Giano farmacista, accendendo riflettori ed esaltando unicamente l’aspetto commerciale delle farmacie.
Come in medicina, azzeccare la diagnosi significa essere ben avanti sulla strada della terapia, vediamo di proporre qualche medicina valida Assodato che rincorrere la GDO ci condurrebbe alla stessa misera fine di tante attività al dettaglio, risulta elementare che occorre far leva sulla specificità del commerciante in questione, sottraendolo al Maelstrom che si è ingoiato panettieri, macellai, fruttivendoli e dettaglianti vari. Occorre cioè riportare urgentemente in equilibrio la bilancia descritta prima, alleggerendo il piatto del commercio e spingendo forte sul piatto della professione. Non me ne vogliano gli illustri dottori Mandelli e Racca, ma non sarà mai la tanto decantata farmacia dei servizi, così come è stata impostata, a risollevare le nostre sorti e questo per due ordini di motivi, uno di impostazione e l’altro pratico.
Cominciamo dal primo: se il farmacista vuole ampliare e fortificare la propria radicazione territoriale, deve farlo puntando sulla propria professionalità e non tirando la volata a soggetti terzi. Il recupero della centralità della nostra figura non passa attraverso l’organizzazione di prestazioni altrui, o vicariando impiegati di concetto. Prenotare visite o inviare infermieri e fisioterapisti a domicilio  non ci scrollerà di dosso l’ancillarità di un ruolo che ci ha visti per anni terminali ciechi della prescrizione medica, semplice braccio distributivo tra produttore e utilizzatore finale. Una impostazione dei servizi di questo tipo ci renderà facilmente sostituibili con un buon esperto di logistica, senza laurea in farmacia.
Passando al secondo corno del dilemma, non stiamo a prenderci in giro o a lanciare slogans elettorali: non si fanno le nozze con i fichi secchi ed è velleitario indicare con fierezza questa soluzione per la  crisi economica delle farmacie se tale soluzione non ha la minima copertura finanziaria da parte della Regione.
Se vogliamo difendere quello che resta delle nostre aziende, i nostri capitani devono avere il coraggio di cambiare completamente rotta, nel metodo  quanto nel merito.
Nel metodo, alla luce di quanti e quali danni ha provocato negli anni la continua erosione di margini economici e di figura professionale; è ora di finirla con l’attendismo spaurito che ha caratterizzato le iniziative del nostro sindacato, a fare sempre la parte del topo nella lotta con la controparte gatto, si finisce per forza male. Le mutazioni sociali e culturali fanno parte dell’ordine delle cose e intercettarle e comprenderle significa  in qualche modo guidarle e indirizzarle
E' ora di proporsi come soggetti attivi e propositivi, attori e responsabili del nostro futuro e buttare alle ortiche la meritata immagine di casta chiusa gelosamente a difesa di prerogative usurate dal tempo.
Entriamo nel merito e riprendiamo il discorso dei servizi: non scimmiottiamo i centri-benessere e non miracoliamo al cittadino le nostre capacità impiegatizie nel prenotare visite, ma proponiamoci come “assistenti del paziente” per tutto ciò che concerne il farmaco, dalla corretta conservazione alla giusta somministrazione, dalla compliance alle interazioni con altri farmaci e/o alimenti. Piantiamola di svuotare di contenuti scientifici il corso di laurea in farmacia per introdurre materie come marketing o informatica, cerchiamo per una volta di fare i nostri interessi e non quello delle aziende che devono fatturare in farmacia.
Non accettiamo le draconiane limitazioni che il Garante della Privacy ci vuole imporre sul trattamento e la conservazione dei dati sensibili del paziente, (non più di due settimane) ma rovesciamo completamente il discorso. I dati sanitari del paziente ( farmaci assunti, reazioni avverse, analisi cliniche, referti, cartelle cliniche) verranno raccolti e gestiti dal farmacista che diventerà il principale autore del Fascicolo Sanitario del cittadino, quel moderno e agile sistema che consentirà a ogni sanitario abilitato ad avere accesso rapido ed immediato a tutte le informazioni di sua pertinenza sul paziente in esame, sia un urgenza di Pronto soccorso, che in una semplice anamnesi clinica. Qui possiamo chiedere un riconoscimento economico che non andrà a pestare piedi ad analisti o medici, già innervositi da quella che, giustamente, considerano un’invasione di campo.
Questo  significa riportare il farmacista al centro, fulcro professionale di una farmacia che offre servizi nei quali venga esaltata la peculiarità del professionista, altro che massaggiatrici più o meno a domicilio.
Così  si spinge sul piatto “giusto” della bilancia e non ci si rende sostituibili con un distributore automatico. Continuando sullo stesso sentiero, va recuperata la funzione che ci ha visto nascere e che ancora oggi giustifica la nostra esistenza, e cioè l’allestimento del farmaco. Ormai da più parti si levano  allarmi per una standardizzazione della terapia che soddisfa più il produttore che le esigenze terapeutiche di medici e pazienti. Dosaggi inadatti per anziani e bambini, difficoltà nel somministrare al paziente il corretto dosaggio di farmaco a lui necessario, eccipienti non adatti alla totalità della platea di malati. Perché non riappropriarci di qualcosa che è sempre stato nostro e abbiamo ceduto praticamente gratis alla confezione industriale? Perché non reintrodurre nella nuova Convenzione le preparazioni magistrali e galeniche, quelle che nessun supermercato potrà mai esibire sui suoi scaffali? Magari rivedendo una Tariffa Nazionale che non viene aggiornata da prima che nascesse Ruby...
Non è ulteriormente sopportabile l’umiliazione professionale di vedere interdetta al farmacista la preparazione e la vendita, senza presentazione di ricetta medica, di farmaci che il cittadino preleva direttamente dallo scaffale e paga alla cassa. E’ intollerabile che ci venga precluso quello che è concesso alla televisione e cioè  il consiglio di una formulazione da noi allestita e catalogata come Otc: ne perdiamo in immagine pubblica e in  reddito privato.
Sempre in tema di professionalità, cerchiamo di farle fare rima con responsabilità e non solo nella lingua italiana. Potremmo introdurre una categoria di farmaci intermedia tra la fascia C e l'Otc, chiamandola, ad esempio, Dietro Consiglio del Farmacista. Molecole di comprovata efficacia e maneggevolezza, da vendersi però solo con l'approvazione del farmacista, introducendo quindi un attore attivo tra produttore e consumatore. Presenta indubbiamente dei rischi assumersi una responsabilità personale nell'indicare un farmaco, ma ci offrirebbe un risalto verso il paziente oggi negato dalla passiva distribuzione dietro ricetta medica, o dalla vendita senza la stessa.
Rivendicare la professionalità di un ruolo significa anche rifiutare decisamente l’umiliante mercanteggiare sul prezzo di un farmaco. Umiliante e incostituzionale, visto che la Carta dei Padri Fondatori della Repubblica garantisce uguale accesso alle cure per tutti i cittadini, senza discriminare se il paziente può procurarsi l’aspirina in un hard-discount o nella farmacia rurale montana.
La tanto decantata concorrenza è sacrosanta, purchè avvenga sulla prestazione e sulla capacità dei professionisti e non sul loro estro commerciale; ne consegue il ritorno al dignitoso e democratico prezzo uguale su tutto il territorio italiano e imposto per legge. Se il governo è così attento al risparmio del cittadino, abbassi il prezzo quanto vuole, distribuendo il derivante sacrificio su tutta la filiera e non solo su di noi, ultimo incolpevole gradino.
Dobbiamo poi avere il coraggio di affrontare noi il nodo della libertà di professione, per evitare che lo facciano altri a proprio esclusivo vantaggio. Qui riaffiora il pensiero debole del sindacato, incapace di proposte di respiro e timoroso di passi che potrebbero far vacillare le preziose poltrone dei vertici. Sminuire la nostra immagine, staccandola dall'Otc al solo scopo di strizzare l'occhio alla GDO nella speranza di “ridurre il danno”, altro non ottiene che raddoppiare lo stesso danno nel volgere di breve tempo. Migliaia di colleghi che premono rivendicando la possibilità di esercitare liberamente la professione potrebbero in futuro essere di nuovo cavalcati dal politico di turno, ben felice di crearsi a costo zero una folta platea elettorale. Lo scenario che ci troveremmo davanti, al momento di un ipotetico rovesciamento dei rapporti di forza parlamentari, sarebbe il seguente: Otc in libera vendita negli esercizi commerciali, dal supermercato al tabaccaio e una liberalizzazione selvaggia delle aperture dei parafarmacie con inevitabile fascia C nella disponibilità del collega. Fine delle farmacie capillarmente diffuse sul territorio, uniche sopravvissute sarebbero le mega-farmacie promosse al rango di mini-cliniche.
Per una volta nella nostra storia di timorosi incapaci di gestire i cambiamenti, abbandoniamo la  sindrome della lepre ipnotizzata dai fari della automobile in arrivo, che ha paralizzato da sempre le iniziative di Federferma, e proviamo a prendere noi in mano il boccino e guidare il gioco: regolamentiamo la libera professione, abbandonando furbate e privilegi.
Si tratta di avere il coraggio di rivendicare l'essenzialità del farmacista, vietando la vendita di farmaci di qualunque tipo senza la presenza del farmacista, creare una pianta organica delle parafarmacie, con distanze tra le stesse e le farmacie, nel rispetto di un quorum di abitanti.
Consentire – ad esempio - l'apertura di una parafarmacia per sede farmaceutica nei Comuni fino a 5000 abitanti e una ogni due-tre sedi nei Comuni con popolazione superiore, ad una distanza minima di 500 metri, si opporrebbe alla proliferazione selvaggia ed incontrollata di esercizi parafarmaceutici che oggi come oggi sono liberi di aprire anche accanto a farmacie esistenti.
Vietiamo la proprietà delle parafarmacie a soggetti estranei alla professione – supermercati e catene commerciali – che si muovono nell'esclusiva ottica della speculazione commerciale, come anche ai titolari di farmacia che è giusto si occupino solo della propria attività, se vogliono ancora sentirsi definire professionisti. La concorrenza ci sarà e sarà di stimolo per migliorarsi e migliorare il servizio al cittadino, ma basata solo sulla qualità dell'individuo e non sul lato commerciale.
Teniamo a mente che quello che  distingue il professionista e che dobbiamo rispolverare, è l'intuitus personae, non lo sconto sull'Enterogermina.
I colleghi titolari di parafarmacia potrebbero gestire la fascia C e la neonata DCF, i cui prezzi – come per l'Otc – resterebbe uguale su tutto il territorio nazionale, stroncando le ambizioni bottegaie di chi vede il farmaco come un qualsiasi bene di consumo.
Si tratta di mostrare la lungimiranza di cedere qualcosa oggi per proteggere il nostro futuro, riprendendo in mano il volante che per anni abbiamo lasciato in mani estranee agli interessi del servizio farmaceutico.
Altre soluzioni sono solo un ingannare il tempo e noi stessi in attesa della fine.

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