lunedì 4 aprile 2011

La gallina che (forse) verrà

L’autore del post di oggi è Maurizio Bisozzi
Farmacista titolare, Roma

È vero che la mamma dei cretini è sempre incinta, ma purtroppo nemmeno quella degli imbroglioni prende la pillola. Da questo proverbiale punto di partenza si diramano le italiche furbizie che riempiono in questi giorni le pagine dei giornali. Difficile stabilire se sia maggiore l'abilità del truffatore o il candore – se non l'imbecillità – del truffato, ma su quest'ultimo vorrei mi accompagnaste a stilare una classifica di (de)merito
Al primo posto viene l'incauto acquirente del classico “pacco”. È inaccettabile che in un'area di servizio dell'autostrada si possa acquistare a scatola chiusa un televisore o un computer, o che alla stazione Termini si pensi davvero di poter entrare in possesso di un i-pod da un losco figuro che parla a mezza bocca e si guarda nervosamente intorno: un mattone o una saponetta è quello che salterà fuori all'apertura del pacchetto e tutto sommato c'è quasi un senso di giustizia di fronte a tanta dabbenaggine. Eccesso di stupidità  (che, ancorché non previsto dal codice, è una colpa).
Poi c'è il tipo che si fida di persone presentate da amici e dai quali sono state magnificate doti miracolistiche non nella moltiplicazione di pani e pesci, ma di gruzzoletti di denaro. Dalle primitive “piramidi” finanziarie che videro la luce in Albania e furono esportate soprattutto nel meridione italiano, fino a Madoff e alle recenti patacche mollate ai pariolini romani, la sostanza resta ancora quella del gatto e la volpe di collodiana memoria. Eccesso di avidità (che, dice la Bibbia, “è la fonte di tutti i mali”).
Poi viene quella che non possiamo neppure definire una vera e propria truffa, essendo azione perfettamente legale perpetrata in una transizione commerciale. C'è una azienda a diffusione nazionale che vende in farmacia con varie dilazioni di pagamento, alcune appetibilmente lontane nel tempo. Le varie scadenze di pagamento vengono affidate a una generica “rimessa diretta” e non alla vincolante ricevuta bancaria, con il risultato che può succedere che a un collega, preso da mille incombenze, sfugga la scadenza della prima rata. A questo punto, confortata da una sentenza della Cassazione, l'azienda chiede il pagamento di tutte le scadenze, comprese quelle future, nonché delle esorbitanti spese legali pretese per una semplice lettera inviata da un solerte avvocato. Eccesso di fiducia verso un partner commerciale.
All'ultimo posto metterei le transizioni imposte dalla parte politica e che non possiamo certo definire truffe, al massimo scambi di dubbia convenienza. Ad esempio barattare tagli di margine, sottrazione di molecole date in distribuzione diretta (se non postale!), falcidia di prezzi e balzelli vari in cambio della possibilità di fornire in farmacia servizi al cittadino di incerta applicabilità e di nebulosa redditività. Privarci insomma di un guadagno attuale e certo in cambio di una promessa futura tutta da verificare nei tempi e nei modi. Mia nonna l'avrebbe definita scambiare l'uovo oggi con la gallina domani, eppure non c'è convegno e occasione pubblica in cui, dal ministro in giù, non si plauda a questa farmacia del domani. Mia nonna però aveva solo la terza elementare, mica si può mettere a confronto con tanti professoroni. Eccesso di ignoranza? 

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