domenica 10 aprile 2011

Pesi e misure 
L'autore del post è Maurizio Bisozzi 
Farmacista titolare, Roma


L'altra sera ero a cena con un amico avvocato che, citando le vicende giudiziarie di non ricordo più quale primo ministro, mi ammoniva con il principio che sembra diventato base del Diritto.
“Vedi Maurizio -  scandendo con  giusta enfasi le parole -  la legge per molti si applica, per alcuni si interpreta” e alzò il calice per brindare a questo insulto giudiziario. La situazione era conviviale e rilassata, lasciai quindi serenamente i miei pochi e provati neuroni disciogliersi in quel bicchiere di Sagrantino di Montefalco, senza dare seguito alla discussione.
La mattina dopo, recuperate in un faticoso appello le capacità mentali, quella frase cominciò fastidiosamente ad aggirarsi nelle vuote stanze della mia scatola cranica. In effetti, pensavo, come dare torto al leguleio officiante quel festival dell'arbitrio?
Basta ricordare la puntigliosa attenzione messa dalle Regioni nel controllare e comprimere la spesa farmaceutica territoriale di fronte alla sbarazzina gestione della spesa ospedaliera. Gli anglosassoni usano un modo di dire particolarmente efficace per descrivere questa egoistica schizofrenia: "Not in my back yard" (non nel mio cortile di casa). Insomma, severità e rigore, ma non quando sono io a spendere allegramente, che diamine!
Per associazione con i miei visibili tentennamenti post-etilici riaffiorarono le posizioni dei colleghi ospedalieri. L'annuncio dato con giusta fierezza da parte del presidente Andrea Mandelli sull'adesione da parte della Sifo  alla collaborazione con le farmacie territoriali nella distribuzione del farmaco, è stato con estrema rapidità non corretto, ma proprio invertito nei termini.
Infatti in una recente dichiarazione l'ufficio stampa della Sifo rivendica l'insostituibilità del farmacista ospedaliero nel controllo della spesa farmaceutica tramite la procedura di distribuzione diretta, nonché il maggior controllo dell'appropriatezza prescrittiva in ambito ospedaliero.
Ristabilito l'equilibrio – almeno il mio – si ripropone l'assioma non ancora evidentemente digerito. Allora, a Roma è stata chiuso il laboratorio di una farmacia perché il collega osava spedire per posta alcune preparazioni galeniche, regolarmente allestite dietro presentazione di ricetta medica, in quanto, e giustamente, “la consegna deve avvenire in farmacia e sotto il diretto controllo del farmacista”. Amici, questa è legge, mica chiacchiere.
Quasi contemporaneamente Farmindustria e Posteitaliane sottoscrivono un accordo per  la consegna domiciliare di farmaci di uso ospedaliero, prodotto delicati sia nell'utilizzo che nella conservazione, mica pomate per i calli. Insomma, dobbiamo dire che non è il postino in discussione, ma il mittente? Verrebbe quasi da sospettare che davvero in Italia esistano due pesi e due misure e che nulla sia più incerto delle certezze assolute.
Avrei serenamente scommesso dieci anni della vita di mia suocera che la Fofi avrebbe protestato duramente per questo insulto alla professione, e invece trovo con stupore la sua  ampia e professionale disponibilità a vigilare sulla corretta applicazione dell'accordo. Posizione corretta saltando  precipitosamente giù dal carro di Farmindustria per salire su quello di una indignata Federfarma.
Ho la mente confusa, dev'essere per forza quel vinello traditore...

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