domenica 19 giugno 2011

L'Italia di Pulcicchino
di Maurizio Bisozzi


I luoghi comuni banalizzano la realtà, ma in fondo aiutano a descriverla con semplicità, sfrondandola dalle sue tante sfaccettature. Prendiamo le virtù di un italiano e mettiamole accanto a quelle di un mitteleuropeo: del primo viene spontaneo ricordare la fantasia, l'adattabilità, la spensieratezza, l'arguzia; del secondo la serietà, l'affidabilità, la coerenza e il senso civico. Se poi volessimo proiettare le caratteristiche dell'italiano medio in una maschera popolare, verrebbe fuori un personaggio a metà tra Pulcinella e Arlecchino; dal secondo salterebbe fuori un incrocio tra  Pantalone e Meneghino.
Vediamo cosa è uscito dalla inesauribile fantasia del nostro ibrido Pulcicchino: la giunta regionale della Campania, in omaggio al 50% di maschera di sua pertinenza ha recentemente deliberato che
"al fine di garantire il pubblico servizio in casi di necessità e di urgenza, per comprovati eccezionali motivi», si autorizza «il trasferimento dei locali di una farmacia anche al di fuori del perimetro della sede, purché nelle immediate adiacenze» su decisione del Consiglio regionale, sentiti il Comune e l'Ordine provinciale competente.
Scriveva Ennio Flaiano, profondo conoscitore di Pulcicchino, che nulla in Italia è più definitivo del provvisorio. Facile immaginare come finirà per essere utilizzata questa norma di “eccezionale necessità” nel Paese che chiama in causa la Protezione civile non solo per le reali emergenze, ma pure per organizzare un G8 alla Maddalena, evento sì eccezionale, ma preannunciato con qualche anno di anticipo.
Per chiarire ancora meglio l'utilizzo ampio e sconsiderato della norma a disposizione, mettiamo a confronto i comportamenti di Pantalone-Meneghino e quello di Pulcicchino davanti a un'emergenza di tutti i giorni. Immaginiamo che il primo si trovi ad avanzare d'inverno in una Foresta Nera flagellata da una tormenta di neve e che all'improvviso il motore dell'auto si spenga. Non passa un'anima e il bravo Pantaghino, dopo aver inutilmente provato a ripartire, si accorge che il cellulare non ha campo e non può quindi chiamare per avere aiuto. Rassegnato, attiva le quattro frecce direzionali della vettura in segno di allarme, abbandona l'auto e sfida la tormenta a piedi per cercare aiuto. Situazione di indubbia eccezionale necessità.
Be’, c'è bisogno di ricordarvi che Pulcicchino abbandona l'auto in terza fila con i segnalatori lampeggianti per andarsi a prendere un caffè in pieno centro? Si passa con naturalezza dalla necessità dell'arbitrio all'arbitrio della necessità.
È ovvio che di questa discrezionalità finiranno per avvantaggiarsi i soliti noti: nipoti di cardinali e di Mubarak, amici e amiche degli amici, grandi elettori e piccoli traffichini, mammasantissima in grado di avere accesso e influenza nelle sedi preposte allo spostamento della sede verso un'area la cui “adiacenza” è discrezionale come tutta la norma.
I diritti del cittadino-farmacista finiranno per essere stritolati sotto il peso della sentenza tombale che Mario Monicelli - indimenticabile fustigatore delle ingiustizie del Potere - faceva emettere al suo famoso Marchese del Grillo: “Aricordateve che io so’ io e voi nun siete un c....”
Forse è arrivato il momento di dire basta alle vessazioni e alle prepotenze, ci sono segnali evidenti che certe furbate hanno fatto il loro tempo e l'Italia comincia a reclamare un po' di pantaghinismo dai suoi amministratori, un'insofferenza verso i provvedimenti ad personam e la voglia di tornare a respirare l'aria pulita di uno stato di diritto.
Anche perchè, esattamente come succede nella commedia dell'arte, nella vita reale i danni
provocati da Pulcicchino alla fine li deve pagare Pantalone.
Sarà per questo che in Europa continuano a osservarci con distacco e diffidenza?

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