mercoledì 17 agosto 2011

La caduta delle maschere


di Maurizio Bisozzi


Se l’autunno è la stagione della caduta delle foglie, l’estate deve essere quella in cui cadono le maschere. Dopo quella dell’Anpi  (intesa come associazione nazionale delle parafarmacie, e non la nobile e storica organizzazione dei partigiani), recentemente rivelatasi al grande pubblico per quella che è sempre stata, una organizzazione funzionale alle brame della Gdo sul mercato farmaceutico, ora è toccato al Pier Luigi nazionale.
Gli ultimi sviluppi delle indagini sulla connection tra affari e politica hanno messo sulla graticola il liberalizzatore Bersani, sollevando più di un dubbio sulla assoluta estraneità del mondo degli affari alle iniziative politiche del leader del PD.
Tralasciando ovviamente ogni considerazione sulle effettive responsabilità del suo braccio destro Filippo Penati allo studio dei magistrati inquirenti, resta l’immagine politica del capo del secondo partito italiano (oggi virtualmente primo, a prendere per buoni gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto degli elettori del Bel Paese). Un suggestivo ponte unisce oggi le due opposte sponde, destra e sinistra, un gemellaggio suggellato dalla comune sindrome dell’accerchiamento e della chiamata a raccolta delle proprie schiere.
Uno mobilita schiere di avvocati e di deputati per fare argine alle esigenze di una giustizia che si ostina cocciutamente a considerarlo un cittadino con gli stessi diritti e doveri di tutti, l’altro arriva al ridicolo di minacciare una incomprensibile class action contro i giornali.
La colpa è quindi della guardia e non del ladro, o di chi osa scrivere onestamente quello che il lettore ha il diritto di sapere. "Macchina del fango", è l’accusa altezzosa rivolta ai giornali. Che poi la stampa si limiti a far volare in aria il fango depositato sulla società civile da decenni di intrallazzi e corruzioni, di depredamento dei beni pubblici, di gestione clientelare, di affossamento della istruzione e della sanità, è un particolare da trascurare.
Danni bipartisan, quelli provocati dalla gestione della cosa pubblica per vantaggi privati, pratica che nella sinistra si è lentamente infiltrata fino alla radicazione e contro la quale tuonava giusto trenta anni fa l’onesto Berlinguer.
Come si può a questo punto allontanare il sospetto che operazioni come quelle condotte su Unipol, Monte dei Paschi, Telecom, l’affaire Ricucci, la vendita a caro prezzo alla Provincia di Milano delle azioni Autostrade, lo smantellamento tentato nel 2006 del sistema farmaceutico pubblico per favorire Coop e grande distribuzione, altro non siano che briciole di Pollicino a indicare la strada per la conquista politica ed economica del bene pubblico. Un grottesco scimmiottare da sinistra le conquiste ottenute dall’altra parte su Mondadori, Rai, Alitalia, con mezzi spesso oggetto di indagini della magistratura e con un certo e reiterato danno al contribuente.
Resta il dubbio che solo questo in Italia si intenda per liberalizzare: fare a pezzi l’ossatura portante delle strutture pubbliche e succhiarne il midollo, gettando poi via la carcassa, privare il cittadino di un efficiente e capillare servizio farmaceutico per favorire rapaci mani amiche. Ripeto, sarà la magistratura ad appurare le effettive responsabilità e non ce ne voglia l’on. Bersani, ma nell’Italia del legittimo impedimento, lasciateci almeno il legittimo sospetto.

Nessun commento:

Posta un commento